Il bambino con il pigiama a righe - la recensione

« Older   Newer »
  Share  
Aries
view post Posted on 21/12/2008, 18:07




CITAZIONE
Un critico americano scrive che i film sull’Olocausto sono come gli esami clinici: sappiamo che ci faranno bene, ma preferiremmo evitarli. La similitudine è un po’ forte, ma efficace, perché, se non si è Steven Spielberg o Roman Polanski, raccontare per immagini tematiche così difficili e spesso abusate, può rivelarsi insidioso. Il bambino con il pigiama a righe, che porta la firma di un regista impegnato come Mark Hermann, riesce però a evitare tutta una serie di trappole in cui sono precipitate tante produzioni che affrontavano lo stesso scomodo argomento.

Prima di tutto non un film è ricattatorio, non è moralista e non produce nello spettatore uno struggimento che pian piano si trasforma in un senso di fastidio. Non è nemmeno consolatorio, perché in questa storia d’amicizia fra Schmuel, un bambino chiuso in un campo di concentramento, e Bruno, il figlio piccolo di un ufficiale nazista, non c’è assolutamente spazio per la redenzione. I cattivi, che sono gli adulti, restano cattivi, e nei loro sguardi non si coglie mai il rimorso o il pentimento. Il padre di Bruno, interpretato da un grande David Thewlis, riesce ad essere ottuso e sgradevole fino all’ultimo fotogramma, ed è una scelta giusta e coraggiosa, tanto più se si pensa che il film, targato Disney, nasce come prodotto destinato a un pubblico di bambini. Anche l’idea di base è originale (un bambino che crede che il campo di prigionia sia una fattoria in cui lavora gente in pigiama), anche se non possiamo non pensare a La vita è bella di Roberto Benigni.

Ad averla non è stato Mark Herman, ma lo scrittore irlandese John Boyne, che per far presa sui giovani lettori è ricorso alla favola. Proprio questa sua intenzione, rispettata da Herman, spiega la semplicità di un film che ha il suo più grande difetto nella mancanza di uno stile efficace di regia, o di uno stile di regia tout court. Fastidiosamente patinato, Il bambino con il pigiama a righe quasi annoia nelle prime sequenze, fino a quando non appare chiaro che il film non vuole celebrare nessuno né presentarci degli eroi. Piuttosto ci racconta la malvagità umana, per poi lasciarci sconcertati con un finale a dir poco tremendo che ci fa capire perché ci troviamo di fronte a un opera coraggiosa. Interessanti sono poi i personaggi di Schmuel, che si porta dietro una dolorosa consapevolezza, e di Bruno, che smettendo di adorare il padre diventa adulto a soli 8 anni. Debole invece, e stereotipata, la mamma di Bruno (Vera Farmiga), divisa fra l’amore per il marito e l’orrore di fronte al massacro degli ebrei. Convincenti, infine, le performance degli attori, in particolare dei piccoli Asa Butterfield e Jack Scanlon. Sicuramente sentiremo ancora parlare di loro.

Carola Proto

Fonte: www.comingsoon.it

Chissà perché Rupert non viene mensionato !!!
 
Top
milena84
view post Posted on 22/12/2008, 17:50




povero rupazzo....
 
Top
1 replies since 21/12/2008, 18:07   119 views
  Share